Tim Specter. Il Club della paura by George Bloom

Tim Specter. Il Club della paura by George Bloom

autore:George Bloom [Bloom, George]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2023-07-27T00:00:00+00:00


CAPITOLO 13

SUVVIA, BILL!

Janeth era una ragazza pallida, nata sotto la bandiera inglese.

Così iniziava la storia di spettri che George Cushing provò a raccontare nel tragitto di quattordicivirgolasei miglia che separava il castello dei Dragonwyck dal carcere di Newgate. Ma non riuscì mai ad andare oltre la prima frase: infatti, Tim Specter stroncò sul nascere ogni suo tentativo, per descrivere fin nei minimi dettagli l’incredibile incubo vissuto tra le mura della prigione. Priscilla aveva ceduto il turno al vecchio sarto, e questo perché il mal di carrozza le impediva di parlare: trascorse l’intero viaggio a sfrusharsi con il ventaglio rosso, per evitare di soccombere alla nausea. La Miniver si era piazzata di fianco al finestrino, e non aveva mai cavato lo sguardo dalla palude nebbiosa: osservando i suoi occhi tristi, che parevano due ragnetti appesi a tele fatte di rughe, Tim pensò che stesse ricordando l’amato Trevor, come era capitato a lui con Elizabeth durante il viaggio di andata. Boris Price mantenne una posa signorile, anche a dispetto della sua sistemazione: infatti, incassato tra la vedova e Cushing, il becchino ricordava più un grosso tonno sistemato in una piccola scatola che non il passeggero di una carrozza. Un grosso tonno nero, se mai ne è esistito uno. Wilfrid dormì per tutto il tempo, in una posa tanto rigida che Tim finì per chiedergli se per caso non fosse morto. «Forse, signorino…» borbottò il maggiordomo, nel dormiveglia. «Forse…»

Il viaggio fu relativamente tranquillo, se mai qualcosa della vita di Tim Specter potrà mai essere definita “tranquilla”. Certo, fu sgradevole, visto che il sentiero di Stratford aveva più buchi del volto di un lebbroso. Ma niente di così interessante da indugiarvi sopra. Vi basti sapere che, quando Moroder fermò la carrozza sul retro del carcere di Newgate, erano giunte le tre di notte, e della pallida Janeth si sapeva soltanto che era nata sotto la bandiera inglese.

Le strade di Londra erano state divorate dall’oscurità, poi l’oscurità era stata divorata dalla nebbia, e pareva di trovarsi sotto il lenzuolo di uno spettro grande quanto l’Inghilterra.

Hop!, Tim scese dalla vettura in un balzo, e quelli del club lo seguirono timidamente, tenendosi l’uno con l’altro come pinguini infreddoliti. Plop!, fece l’ombrello di Cushing, che era abbastanza grande da coprire tutti e quattro. Scrock!, rispose la schiena di Wilfrid, che si affacciò per ultimo.

La carrozza si era fermata di fianco al cancello che conduceva al piazzale su cui Harke e Burke, nell’incubo, avevano parcheggiato il carro funebre. Tim si affacciò alle inferriate per guardare dentro, e per un momento intravide il tombino usato da Mirakola per scendere nel sottosuolo, uguale a come gli era apparso in sogno. Poi, Flush!, la nebbia lo inghiottì.

«Cosa fai, Jim?» gracchiò la Miniver, interdetta, mentre il cacciatore di spettri abbassava lo sguardo verso il marciapiede, come se avesse perso una moneta.

«Chissà, forse ha perso una moneta…» ipotizzò Price.

«Ne dubito…» sospirò Wilfrid, cercando invano di ricordare l’ultima volta che lui e Tim avevano visto una moneta.

«Nessuna moneta!» annunciò Specter, entusiasta. «Stavo cercando questo!» Toc!,



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